domenica 25 giugno 2017

Perché lo Stato non gestisce la ricchezza delle autostrade?

Abbiamo una classe politica che da quarant'anni, compatta, ha sempre svenduto il patrimonio pubblico della Nazione a persone riconoscenti che intervenivano con pochi spiccioli per sdebitarsi con i liquidatori di ricchezze pubbliche al potere.
In tutta Europa le autostrade si pagano e si mantengono con un pedaggio annuo che è inferiore al costo giornaliero di un'unica lunga corsa in un'autostrada italiana. La certezza di questa discrepanza, che nei confronti degli italiani andrebbe chiamata sopruso, ha lasciato costantemente indifferenti partiti e giornali di tutte le tendenze.
E' altresì incomprensibile e contraddittorio come mai l'automazione, che oltre a fare diminuire le code diminuisce il personale, favorisce il "non rinnovo" delle persone andate in pensione e giustifica gli esuberi (naturalmente da trattare nelle segrete stanze), possa determinare anche ulteriori aumenti considerevoli di pedaggi sostenuti con più disagio dalla classe media; è strano perché il costo dei pedaggi autostradali è parte dei costi base del lavoro.
E' sempre accettato, fortunatamente ora con un poco di avversione, che se ai signori delle autostrade viene richiesto qualche intervento straordinario, questi pretendono e ottengono un allungamento di qualche anno della concessione, naturalmente valutabile in parecchi miliardi di euro. Per fortuna l'Europa (L'Europa e non l'Italia) è intervenuta perché è inconcepibile che i gestori di autostrade attribuiscano lavori di manutenzione, a volte utili solo a chi li compie e a proprie società, ad un costo pattuito con un solo concorrente proprietario dello stessa concessione, de​lla stessa autostrada e dell'azienda che effettuerà il lavoro...! E' purtroppo chiaro che siamo stati scippati e quindi colonizzati da un gruppo di persone che hanno acquistato beni pubblici con buona parte di soldi prestati dalle banche, e che continuano da decenni a far pagare alla collettività, attraverso pedaggi esorbitanti, i costi gonfiati di qualcosa che adesso è diventato loro e lo resterà per molto tempo. In pratica è come se ad uno rubassero la macchina, gli togliessero la proprietà della stessa per poi restituirgliela in "comodato d'uso" a patto che paghi solo lui tasse, assicurazione, collaudi e tutti gli interventi di manutenzione che il "nuovo vero padrone" deciderà di imporgli. Nel medioevo (e che era il medioevo...) si chiamava sopruso.

venerdì 23 giugno 2017

Perché non chiedere aiuto a chi magari sarebbe disposto a darlo?

La maggior parte dell'erbaccia infestante, la cui presenza in città viene ogni​ ann​o ​
denunciata sul Secolo​ XIX, è la parietaria, perché si sviluppa anche sulle pareti oltre che copiosamente alla base dei muri che delimitano le nostre strade. Per i genovesi è conosciuta anche come "canigea". Essa, giunta a maturazione, crea una polvere scatenante ​allergia e copiosi starnuti che debilitan o​chi la subisce, specialmente se persone ​anziane​ .C'è chi si vaccina, ma i risultati non sembrano risolutivi. Una volta veniva combattuta con il veleno a spruzzo adoperato dagli spazzini e sterminata. Aveva però una nefasta contro indicazione: molti animali domestici morivano masticando la parietaria contaminata dal veleno. L'unica soluzione è l'eliminazione ma oggi sembra che la lunga operazione richieda costi non più sostenibili. Perché allora non utilizzare la disponibilità di molti immigrati? Sicuramente una buona parte di loro sarebbero contenti di rendersi utili e apprezzare la sicura riconoscenza da parte di quelle persone che ora non possono neppure uscire di casa! Perché non si formano squadre con 4 o 5 persone dotate di guanti e sacchi e ​iniziate al lavoro dagli stessi spazzini? 
Con percorsi segnati e controlli immediati libererebbero la città da questo sentitissimo disagio. Questa loro attività verrà registrata, e con valore sicuramente positivo, nel loro ​"​curriculum vitae"
Un po' come si fa con gli studenti in merito al progetto di "alternanza scuola-lavoro", che prevede percorsi formativi e operativi non retribuiti ma spendibili in termini di competenze acquisite. 
​I nostri ​
politici dovranno spiegare perché questa soluzione non è possibile e perché nessuno ha finora pensato a cosa fare per farli lavorare,  molti dei quali sicuramente consenzienti, proprio mentre tutti i futuri sindaci stanno 
facendo​ 
il porta a porta per informarsi sulle esigenze della cittadinanza! 

Grazie ai politici dell'India.

Il farmaco Soposbuvir (nome commerciale Sovaldi) guarisce nel 99% dei casi i portatori cronici del virus dell'epatite C. In Italia questi sono più di un milione di individui, di cui 20.000 (circa due persone all'ora) muoiono ogni anno perché non possono permettersi il costo del farmaco. La maggioranza di questi sfortunati ha contratto la malattia ai tempi di Poggiolini, quando funzionari italiani, pur sapendolo, hanno continuato a commercializzare sangue infetto. Giova ricordare che nessuno di questi signori ha fatto la giusta galera e che attualmente i loro reati sono quasi tutti prescritti. Il farmaco è acquistabile in Italia ad un prezzo elevatissimo: 41 mila euro per il trattamento ospedaliero e 74 mila euro per chi lo acquista privatamente in farmacia. Questa esplosione del prezzo è dovuta al fatto che la Gilead, fiutando l'affare, ha comperato per 11 miliardi di dollari la società Pharmasset, che aveva scoperto il farmaco. Ora è avvilente calcolare quanto abbiano guadagnato gli azionisti della Gilead con il farmaco Sovaldi, ma va anche ricordata la nostra sudditanza che, unita al disinteresse politico​, ha permesso a questi plutocrati di fare quello che hanno voluto​. Comunque solo ora si incomincia a parlare di questa vergognosa speculazione sulla pelle delle persone,a tutto vantaggio del profitto! Un grande rispetto va ai politici dell'India che
a​
 questa​ ingiustizia si sono opposti ed hanno preteso di produrre il farmaco anti epatite C "sotto forma di farmaco generico, ad un prezzo ragionevole ed accessibile (700 dollari per tutto il ciclo), peraltro consentito dallo stesso trattato che regola i brevetti attraverso il meccanismo della licenza obbligatoria; il "Trade Related aspects of Intellectual Property rights" consente infatti di produrre il Sofosbuvir sotto forma di generico, ad un prezzo accessibile, attraverso il meccanismo della licenza obbligata in caso di emergenza nazionale di sanità pubblica. E se non è questa una emergenza nazionale di sanità pubblica...!  All'Europa è sicuramente mancato il coraggio o aveva altro a cui pensare. Fortunatamente l'India permette a chi corre nelle sue farmacie di salvarsi, ad un costo di 700 dollari più il viaggio. E per questo va detto grazie 
ai politici dell'India​

martedì 13 giugno 2017

Questa è una realtà per molte persone insopportabile.

 Il farmaco Soposbuvir (nome commerciale Sovaldi) guarisce nel 99% dei casi i portatori cronici del virus dell'epatite C. In Italia questi sono più di un milione di individui, di cui 20.000 (circa due persone all'ora) muoiono ogni anno perché non possono permettersi il costo del farmaco. La maggioranza di questi sfortunati ha contratto la malattia ai tempi di Poggiolini, quando funzionari italiani, pur sapendolo, hanno continuato a commercializzare sangue infetto. Giova ricordare che nessuno di questi signori ha fatto la giusta galera e che attualmente i loro reati sono quasi tutti prescritti. Il farmaco è acquistabile in Italia ad un prezzo elevatissimo: 41 mila euro per il trattamento ospedaliero e 74 mila euro per chi lo acquista privatamente in farmacia. Questa esplosione del prezzo è dovuta al fatto che la Gilead, fiutando l'affare, ha comperato per 11 miliardi di dollari la società Pharmasset, che aveva scoperto il farmaco. Ora è avvilente calcolare quanto abbiano guadagnato gli azionisti della Gilead con il farmaco Sovaldi, ma va anche ricordata la nostra sudditanza che, unita al disinteresse politico​ ha permesso a questi plutocrati di fare quello che hanno voluto​! Comunque solo ora si incomincia a parlare di questa vergognosa speculazione sulla pelle delle persone, a vantaggio del profitto! Un grande rispetto va ai politici dell'India che
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questa​ ingiustizia si sono opposti ed 
hanno preteso di produrre il farmaco anti epatite C "sotto forma di farmaco generico, ad un prezzo ragionevole ed accessibile (700 dollari per tutto il ciclo), peraltro consentito dallo stesso trattato che regola i brevetti attraverso il meccanismo della licenza obbligatoria; il "Trade Related aspects of Intellectual Property rights" consente infatti di produrre il Sofosbuvir sotto forma di generico, ad un prezzo accessibile, attraverso il meccanismo della licenza obbligata in caso di emergenza nazionale di sanità pubblica. E se non è questa una emergenza nazionale di sanità pubblica...!  All'Europa è sicuramente mancato il coraggio o aveva altro a cui pensare. Fortunatamente l'India permette a 98etfchi corre nelle sue farmacie di salvarsi, ad un costo di 700 dollari più il viaggio. E per questo va detto grazie ai politici dell'India​

sabato 10 giugno 2017

Inserito da Redazione Si on 20 luglio 2016

Petizione per consentire a tutti i pazienti di accedere a terapie efficaci, a carico del servizio sanitario nazionale. Produrre i farmaci anti-epatite C sotto forma di generici, a un prezzo ragionevole e accessibile, è consentito dallo stesso trattato che regola i brevetti attraverso il meccanismo della licenza obbligatoria, a cui si può ricorrere quando si verifichi un’emergenza nazionale di sanità pubblica. Per ottenere ciò è necessaria una forte spinta dal basso.

Nel mondo si stima che siano 130 – 150 milioni le persone affette da infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV): una parte di queste è destinata a sviluppare una cirrosi o un cancro del fegato. Secondo l’OMS di epatite C ogni anno muoiono nel mondo circa 700 mila persone.
In Italia, si stima che i pazienti portatori cronici del virus dell’epatite C siano oltre un milione, di cui 330 mila con cirrosi. L’Italia ha il triste primato in Europa per numero di soggetti HCV positivi e mortalità per tumore primitivo del fegato. Oltre 20 mila persone muoiono ogni anno per malattie croniche del fegato (due persone ogni ora) e, nel 65% dei casi, l’HCV risulta causa unica o concausa dei danni epatici. Le regioni del Sud sono le più colpite.
Nel 2013 (in Italia  nel 2014) è stato commercializzato il primo di una nuova classe di antivirali – Sofosbuvir, nome commerciale Sovaldi® – molto efficaci perché agiscono direttamente contro il virus, bloccandone il processo di replicazione, e producendo in un’altissima percentuale dei casi la guarigione virologica.
Il farmaco è stato commercializzato ad un prezzo elevatissimo: in Italia circa 41 mila euro a trattamento in regime ospedaliero (74 mila euro per chi lo acquista privatamente in farmacia). Il costo del trattamento è ancora più elevato se si considera che in molti casi la cura prevede l’associazione di più farmaci; la Gilead produttrice del Sovaldi® commercializza anche l’associazione di Sofosbuvir +  Ledipasvir (Harvoni®). Sono inoltre disponibili altri 3 nuovi farmaci di cui uno costituito dalla associazione di tre nuovi antivirali e sono di prossima commercializzazione almeno altri 2 farmaci.
Va detto che la negoziazione del prezzo effettuata dall’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA) alla fine del 2014 e per 18 mesi ha previsto degli sconti progressivi in relazione ai volumi di farmaco utilizzato. I termini della negoziazione non sono però noti in quanto secretati. Tale contratto è scaduto a metà giugno 2016 ed è in corso una nuova negoziazione.
A causa dell’alto costo di questi  trattamenti il Servizio sanitario nazionale ha deciso di iniziare ad erogarli gratuitamente partendo dai pazienti più gravi. Al momento nel nostro Paese sono stati trattati circa 52 mila pazienti (il 5% dei potenziali beneficiari). Si verifica così, per la prima volta in Italia, una situazione tanto paradossale quanto iniqua: attualmente solo i pazienti nello stadio più avanzato della malattia hanno diritto al trattamento, quando un trattamento nelle fasi meno avanzate della malattia eviterebbe non solo le sofferenze del paziente, ma anche i costi assistenziali connessi.
In USA il prezzo di Sovaldi® è ancora più alto – 84 mila dollari a trattamento, mille dollari a pillola – costringendo il governo americano a definire criteri molto stringenti per l’accesso al farmaco per gli assistiti di Medicaid (l’assicurazione pubblica a favore dei poveri): solo il 2,4% dei potenziali beneficiari ha potuto finora accedere alla cura. Una situazione considerata – in un paese peraltro allenato alle ingiustizie nella salute – così insopportabile da richiedere l’intervento di una commissione parlamentare d’inchiesta, le cui conclusioni sono state esposte dal suo presidente, il senatore democratico Ron Wyden. Lo scandaloso nocciolo della questione – afferma Wyden – è che non esiste alcun nesso tra investimenti in ricerca e sviluppo e prezzo del farmaco: la Gilead – proprietaria del brevetto di Sovaldi® – “stabilisce il prezzo con l’unico scopo di massimizzare i profitti, a prescindere dalle conseguenze sugli esseri umani”[1].
In realtà il più importante investimento fatto dalla Gilead è stato quello di acquistare per 11 miliardi di dollari la Pharmasset, la ditta che aveva scoperto il Sofosbuvir. In poco tempo il capitale investito è stato ampiamente recuperato (in due anni il fatturato della Gilead ha superato i 30 miliardi di dollari), ma i profitti maggiori provengono da Wall Street che ha spinto le azioni di Gilead a livelli giganteschi. Se Pharmasset al momento dell’acquisto valeva 3 miliardi di dollari, oggi il valore di Gilead è intorno ai 150 miliardi di dollari[2]. Il meccanismo è semplice e spietato: più alto è il prezzo del farmaco, più alto è il valore delle azioni.
Il caso Gilead-Sovaldi® si presenta quindi come una colossale operazione finanziaria e speculativa, portata avanti con assoluto disprezzo per la vita delle persone, la vita di milioni di persone. Operazione subita, ma alla fine assecondata, dai governi, governo italiano incluso. Ma non da tutti i governi, come il caso dell’India che ha iniziato a produrre il Sofosbuvir sotto forma di generico, al prezzo di 700 euro a ciclo di trattamento (e attirando per questo pazienti da tutto il mondo, anche italiani).
Produrre il Sofosbuvir sotto forma di generico, a un prezzo ragionevole e accessibile, è consentito dallo stesso trattato che regola i brevetti (TRIPs – Trade Related aspects of Intellectual Property rights) attraverso il meccanismo della licenza obbligatoria, a cui si può ricorrere quando si verifichi un’emergenza nazionale di sanità pubblica[3]. Difficile negare, per i motivi che abbiano elencato all’inizio, che l’epatite C non rappresenti un’emergenza di sanità pubblica; difficile però che il governo prenda spontaneamente un’iniziativa del genere perfettamente legittima, profondamente etica, ma politicamente impervia dati i colossali interessi in gioco, nei confronti dei quali la politica ha finora dimostrato una sensibilità  maggiore rispetto a quella rivolta alla salute dei cittadini.
La situazione però potrebbe cambiare dato che oggi sono disponibili nuovi farmaci efficaci contro il virus dell’epatite C oltre quelli prodotti dalla Gilead. Una competizione trasparente tra produttori potrebbe portare a una drastica riduzione dei prezzi. Ma anche qui ci vuole una forte volontà politica per evitare negoziazioni segrete (com’è avvenuto finora) e anche operazioni di cartello sui prezzi tra produttori. La decisione del governo di procedere con la licenza obbligatoria potrebbe rappresentare un potente stimolo a ricondurre il prezzo dei farmaci vicino ai costi reali di produzione, e quindi di renderli accessibili a tutti coloro che ne hanno bisogno.
Per ottenere ciò è necessaria una forte spinta dal basso. In Francia, Médecins du Monde ha appena lanciato una campagna (Le Prix de la Vie) di denuncia del prezzo dei farmaci contro l’epatite C e il conseguente rischio per il sistema sanitario, raccogliendo in breve tempo 213 mila delle 250 firme inizialmente previste.
Prima del lancio di una sottoscrizione pubblica a favore della licenza obbligatoria, l’idea è quella di raccogliere l’adesione di organizzazioni non governative, associazioni di volontariato e di pazienti, associazioni professionali, sindacati, enti (come ordini dei medici e collegi degli infermieri) per condividere insieme una battaglia di giustizia per il diritto alla salute e svolgere una forte e decisa attività di pressione sui decisori politici.
A cura di Saluteinternazionale.info

venerdì 2 giugno 2017

Anche ai burocrati potrebbe piacere essere considerati diversamente dagli altri.

La plutocrazia viene intesa e riconosciuta, nel linguaggio politico/polemico, come il predominio nella vita pubblica di gruppi detentori della maggior parte della ricchezza sotto ogni forma e tipo, e questi signori si chiamano plutocrati! Bene. Se i plutocrati fossero tutti uguali, allora non dovremmo più fare figli e spendere quel che resta delle nostre risorse per arrivare a quello che è un triste e desolato futuro. Ma c'è una alternativa: non considerare tutti eguali i plutocrati! Perché ad esempio non si inserisce un premio Nobel per il plutocrate che ha dimostrato una attenta intelligenza e una sensibilità politica nel far progredire la sua ricchezza? Chissà che a qualcuno possa piacere essere premiato. Mi viene in mente Worren Buffet con la sua generosa frase "Ma vi sembra giusto che io paghi il 17% di tasse sui 46 milioni che guadagnerò in questo 2010 mentre la mia segretaria dovrà pagare al fisco il 30% dei suoi 60 mila?"  Non tutti hanno questa sensibilità. Soros meriterebbe il Nobel contrario, per la sua altrettanto famosa frase:  "L'attacco speculativo contro la lira (che gli fruttò qualche miliardo in pochi giorni, pagati da noi italiani) fu una legittima operazione finanziaria". "Mi ero basato sulle dichiarazioni della Bundesbank, che dicevano che la banca tedesca non avrebbe sostenuto la valuta italiana. Bastava saperle leggere". Nessun segreto, insomma. Nessuna informazione riservata o soffiata nei salotti dell'alta finanza. (Ci possiamo solo fidare di quello che dice!) Solo una lucida, ma spietata, comprensione della realtà, che Soros sintetizza con una formula particolarmente efficace: "Gli speculatori fanno il loro lavoro, non hanno colpe. Queste semmai competono ai legislatori che permettono che le speculazioni avvengano. Gli speculatori sono solo i messaggeri di cattive notizie". Preferisco Buffet, e sono tutti e due plutocrati. Il primo va premiato, il secondo una sana e non deferente politica dovrebbe metterlo in condizioni di non nuocere!