domenica 15 giugno 2014

La gente.

Questo termine rappresenta il concetto più devastato, più rovinato e in nome del quale si perpetrano errori immensi commessi e permessi da quasi tutti, inclusa buona parte della "gente" stessa: tanto da sembrare che nessuno quando ne parla ambisca a farvi parte. Spesso si nota un innato disprezzo per la "gente", quasi non la si riesca che a concepire come categoria, compagnia, gruppi e colleghi di lavoro ma mai come "gente". Anzi, per questo termine si avverte il più completo disinteresse, se non addirittura disprezzo. La "gente" è percepita come gruppo di persone che non contano e spessissimo la si invoca per denigrarla. La gente "non capisce, è tutta uguale, non è riconoscente"! Invece è l'errore più ignorante che si possa commettere. Bisognerebbe, in nome della "gente", catalizzare il più alto e grande degli impegni, sia esso politico sociale o religioso. Per la "gente" dovrebbero essere spese tutte le risorse di un Paese civile. Qualora si operasse per in vantaggio della "gente", il risultato sarebbe il più alto e proficuo, semplicemente perché rivolto ai più tanti e quindi il più giusto. Inoltre la "gente" avverte in modo confuso il vantaggio di appartenere ad una moltitudine; questa confusione esiste perché la "gente" è maliziosamente convinta di rimetterci se non usufruisce di vantaggi che dovrebbero invece essere eliminati nel caso di una decente amministrazione democratica. Va ricordato che la corruzione, l'evasione e il consociativismo sono spalmati su tutta la gente che non appartiene a caste o sotto caste!

Una corruzione tutta ligure.

 Se chi è chiamato a promulgare leggi necessarie per il vivere normale, non si rende conto che casi come Il Banco di Siena, Banca Carige e le sue assicurazioni, Mose, Expo di Milano sono possibili solo per mancanza di norme che vietano la demente operatività di una classe dirigente ingorda ed impreparata, allora la nostra situazione è molto grave.      Si è scoperto che un giorno il signor Ernesto Cavallini ha comperato per 650mila euro un complesso edilizio di Padova rivendendolo nello stesso giorno (e poi dicono che in banca sono lenti) a Carige Vita ad un prezzo di 8.9 milioni di euro.  Nessuno ha pagato niente di questo aumento di valore di più di 8 milioni di euro.  Nessuno ha telefonato a nessuno per avvertire che non si stava facendo lo scontrino!  E allora dove è il problema? Uno può comperare quello che vuole al prezzo che vuole. Si o no?  E l' altro, l'assicurazione che è piena di soldi, può comperare qualunque cosa  al prezzo che vuole! E così è stato fatto per molti anni, fino a mettere sul lastrico Banca e Assicurazioni.   Poi ci sono 39 milioni di un risarcimento fatto al signor FILADELFO ARCIDIACONO! Ci si è dovuti accontentare della sparizione del signor FILADELFO e dei 39 milioni di euro!  Questi due fatti sono due grandissime feste che i dirigenti della Carige hanno attuato. E che la prescrizione ora si incaricherà di santificare!  Questo è solo possibile in Italia perché il nostro è uno dei pochi paesi moderni al mondo senza una  legge che contrasti  la corruzione; se ci fosse, interverrebbe facendo mettere al   loro posto i soldi sottratti, e i firmatari di questi tempestivi e geniali contratti in galera, magari solo per pochi mesi! Come mai, una siffatta legge non è mai stata  fatta? Ma anzi sono più di venti anni che si sono sempre portate modifiche e riduzioni dei termini di prescrizione ad esclusivo vantaggio dei singoli ma ben accorpati corrotti e corruttori.  
> Questa situazione non è accettabile da nessun Paese normale, a meno che riesca a rimanere indifferente per anni al comportamento di alcune persone che operano distruggendo la dignità dei loro sottoposti e di una intera città, oltre alla rovina di tutti gli azionisti che hanno investito, e dipendenti che hanno accettato azioni in conto liquidazione credendo nella propria banca.  E' chiaro che parte delle colpe sono dovute al ventennio trascorso. Non credo che se fosse esistita ancora la punibilità penale del falso in bilancio si sarebbero potuti firmare simili documenti! L' immobilismo nei confronti della corruzione, la possibilità della prescrizione di operare sempre e comunque, e quindi, all'occorrenza, assicurare al furbacchione la proprietà della refurtiva, genera nel truffatore una spocchia indecifrabile e una sicurezza demenziale e offensiva per l' intera Nazione! Tutto questo, se non visto come il problema più importante della nostra Italia, ci porterà alla rovina. C'è da sperare in un gemellaggio, almeno per questi argomenti, fra i due più importanti partiti nazionali. 
30 maggio 2014.  

Indifferenziata batte differenziata.

 Non si può più tollerare che la nomina dei dirigenti delle partecipate avvenga sempre allo stesso modo, perché, così facendo andremo permanentemente peggio. La chiamata alla direzione dell' AMIU andava eseguita mediante presentazione degli aspiranti alla dirigenza del loro "curriculum", inteso come documento per presentare, in modo chiaro ed efficace, le loro competenze, qualifiche in modo ed esperienza nel settore, con a fianco il piano industriale e i tempi di esecuzione per il raggiungimento, in questo caso, del 100% della raccolta differenziata sul territorio di loro competenza. E' chiaro che durante il trascorrere del tempo dichiarato per il promesso risultato, andavano controllati e sollecitati a fornire spiegazioni circa l'insuccesso che si stava presentando e il non raggiungimento delle percentuali nei tempi intermedi! Se con questi normalissimi vincoli si fossero nominati i dirigenti di AMIU, non saremmo arrivati al punto di accettare che "Alle aziende municipalizzate che possiedono una discarica conviene che i rifiuti finiscano lì, piuttosto che nella filiera del riciclo, perché i loro profitti si gonfiano grazie alla tariffa superiore per lo smaltimento indifferenziato che pesano sui bilanci dei comuni." Questo conflitto di interessi è il più odioso perché colpisce sempre e comunque la "gente" che è chiamata a sanare l'insensatezza dei "nominati" alle direzione delle partecipate! Genova si trova, grazie a questa conclamata incapacità, al limite e la discarica di Scarpino è stata chiusa.
> Il conflitto di interesse della dirigenza nasce dal fatto che, il valore commerciale di una tonnellata di rifiuto da smaltire è misero rispetto allo stesso peso di spazzatura indifferenziata: 12/20 € alla tonnellata per la carta; 25 € alla tonnellata per il legno; 50 per la plastica. Mentre una tonnellata di rifiuto di indifferenziata in discarica vale 100€. Il che significa che se noi mischiassimo le tre tonnellate di cui sopra incasseremmo 300€ contro  i 95 del ricavato dalla differenziata, più il costo della selezione! Non credo che questo sia mai avvenuto, però il rallentamento alla differenziata è tristemente sotto i nostri occhi!  Si potrebbe dimezzare il valore della tonnellata di indifferenziate? Ma questo vorrebbe dire cercare di risolvere il problema e questi non sono tempi per simili diavolerie. Non disperiamo... comunque prima o poi la normalità ci travolgerà.   
4 giugno 2014 

La strada del cambiamento.

Per uscire dal flagello della corruzione fatta sistema che impoverisce la nostra Nazione e alimenta i tenutari di questo ormai sperimentato consociativismo, occorrono l' ansia, la voglia e il desiderio del cambiamento senza mai cedere alla smania che un solo partito possa risolvere ogni cosa senza l'aiuto di forze sane che inevitabilmente esistono in tutti i partiti. In politica una posizione così intransigente è perdente; al massimo serve a consolidare lo zoccolo duro del partito che propone questo atteggiamento, pur giusto, riducendo però tutta la compagine dei moderati, i quali magari condividono il cambiamento ma saranno sempre sospettosi rispetto ai toni, peraltro facilmente manipolabili dalla concorrenza che si compatterà facendo terrorismo psicologico sui rischi del cambiamento e sulle sue eventuali ricadute negative. Questo non riconoscere nessuna possibilità agli altri partiti politici di poter cooperare per un sano cambiamento in un prossimo futuro genera paura e confusione. Perché il rifiuto non è rivolto ai singoli restanti partiti; ma ai milioni di elettori che questi rappresentano. 
L' esempio ci viene da Pinochet quando fu obbligato dalla comunità internazionale a confermare il suo potere per altri otto anni con un referendum: era convinto di vincere. Allora gli oppositori si misero, molto umilmente, nelle mani di un pubblicista cileno, Renè Saavedre, e seguirono i suoi suggerimenti, all'inizio con rabbia e controvoglia, estremamente perplessi. 
> La pancia e le famiglie con vittime delle violenze subite dal  regime avrebbe preteso che nei 15 minuti di propaganda elettorale messi a disposizione da Pinochet si raccontassero storie vere di morti, stupri e sofferenze, insomma una monotonia dell'orrore, anche se vera. 
Saavedre, invece, veicolò in quei 15 minuti, sempre notturni, un unico messaggio ma chiaro sull'assenza della felicità e dell'allegria alla quale i cileni avevano dovuto rinunciare durante la dittatura. Un concetto semplice che diceva tutto apparentemente senza dire nulla, perché era privo di accenti esasperati. Ebbene, tutti i cileni capirono, anche se molti solo dopo il risultato, che per raggiungere quei valori dimenticati occorreva la democrazia. Questa intelligente impostazione fece venire voglia di allegria e quindi di democrazia anche ad una triste parte di elettori che operava con Pinochet. Difficile pensare, se si fosse proposto un feroce regolamento di conti contro tutto il regime, quale poteva essere il risultato. Il NO a Pinochet vinse.