martedì 23 maggio 2017

L'incapacità verrà pagata da tutti noi.

Sostiene Matteo Renzi che il risparmio privato degli italiani è quasi il doppio rispetto al nostro Debito Pubblico. Quindi in caso di un fallimento per causa di eccesso di D.P. o per il troppo oneroso mantenimento dello stesso, o per l'aumento degli interessi, si potrebbe pensare ad una raccolta forzosa; naturalmente detta raccolta dovrebbe essere proporzionale alla disponibilità finanziaria delle singole famiglie, per fronteggiare quella che potrebbe essere vista come una guerra con pochissimi morti e senza bombardamenti. Ma ci accorgeremmo subito della mala ed incapace gestione delle banche, affidata ad amici incapaci di raggiungere umani obiettivi, ma sempre disponibili a buttare i "nostri soldi" nelle mani di altrettanto incapaci manager di "partecipate" in affondamento o società decotte indicate dalla politica. Ci rattristerà di sicuro sapere che se la Banca d'Italia avesse fatto il suo lavoro, il disastro sarebbe stato molto ma molto più contenuto!  Si aggiunga la gestione, in altri paesi inammissibile, delle coop trasformatesi praticamente in banche senza averne alcun titolo, senza poter offrire le opportune garanzie e soprattutto senza poter essere banche. Questo è stato facile per la cecità di chi doveva controllare e la collaborazione di una incapace politica che sa solo ragionare in termini di consenso ma mai in termini di vantaggio per il Paese! Sono quindi a rischio una decina di miliardi di euro di risparmiatori ideologici che hanno preferito le coop alle banche! Ma state pur sicuri che se questo accadrà saranno sempre gli stessi ad avere già trasferito i propri soldi altrove. A noi resterà l'amaro in bocca di una sfilza di personaggi, incapaci e strapagati, che hanno sostituito i loro colleghi migliori, con l'unico difetto di non essere amici degli amici, e che avranno messo al sicuro il loro mal guadagnato gruzzolo!  Il vero investimento per il futuro è nella cultura: anche quella di creare una classe dirigente che sia rispettata per capacità e competenza. Certo, per fare questo bisogna dare la parola a chi oggi è disgustato e fare andare avanti i migliori; solo così potremo crescere tutti e quindi, come paese, tornare dove eravamo prima nelle classifiche positive.

domenica 21 maggio 2017

Caro Mattia Feltri, quello che lei ha scritto, sul XIX di venerdì 19 maggio, in prima pagina, è semplicemente vero e quindi condivisibile. Il fatto che i nostri rappresentanti governativi non siano presenti a riunioni europee sui problemi irrisolti che vedono l'Italia come la più colpita, è sicuramente dovuto al disagio che i medesimi provano in merito ad argomenti come,  l'immigrazione clandestina. E soprattutto alla manifesta incapacità della politica italiana di fronteggiare i gruppi che si stanno arricchendo su questa tragedia umana. La certezza dei fatti dimostra che solo due magistrati hanno portato alla conoscenza giuridica gli aspetti più indecorosi di una simile ​situazione​: Giuseppe Pignatone, il magistrato che ha dato una scossa al "porto delle nebbie" romano portando alla luce Mafia Capitale, di cui da anni era politicamente accettato il​ business dello sfruttamento a danno dei migranti e della truffa a danno dei contribuenti italiani ed europei; e il suo collega Nicolò Gratteri, che ha smascherato un affare sulle immigrazioni in grado di arricchire da anni la 'ndrangheta, i delinquenti comuni e la parte peggiore della chiesa. E' chiaro che se gli argomenti del consiglio europeo sono questi, con la conoscenza degli ultimi fatti, il vero impaccio paralizza ogni normale italiana presenza. I nostri Ministri o Sottosegretari non potrebbero mai dare una risposta, senza arrossire, a questa semplice osservazione: "Vi lamentate sempre che i soldi per gli immigrati sono pochi... ma con l'uso che ne fate qualunque cifra non sarebbe mai bastevole". Ne consegue che quando in Europa si parla di queste cose... è meglio che "i nostri" rappresentanti stiano a casa! 

sabato 13 maggio 2017

LA pandemia fugge. I costi dei vaccini restano. Ventiquattro milioni di dosi acquistate dall'Italia contro il virus H1N1 al prezzo di 184 milioni di euro, 10 milioni di dosi ritirate dalle fabbriche e distribuite alle Asl, 865mila effettivamente inoculate. La stragrande maggioranza delle confezioni resta stoccata nelle farmacie delle Asl, nei centri vaccinali dei distretti o negli studi dei medici di famiglia. Un viaggio tra le aziende sanitarie italiane parla di frigoriferi pieni (i vaccini vanno conservati a 4 gradi pena la loro degradazione) e di scetticismo fra i cittadini al centro della campagna di immunizzazione. Oltre 20milioni di persone rientrano tra la "popolazione eleggibile" da vaccinare secondo il ministero, ma solo 827mila hanno porto il braccio alla siringa, con una proporzione del 3,99%. E se l'Italia ha già deciso di donare il 10% delle proprie dosi (2,4 milioni) all'Oms perché le distribuisca ai paesi poveri, la gran parte delle boccette sembra avviata alla scadenza, prevista 12 mesi dopo la data di produzione e quindi a scaglioni tra settembre e dicembre 2010. A quel punto, non resterà altro da fare che buttarle.

Ma per la Novartis che ha stipulato il contratto con il Ministero della Salute l'incasso sarà pieno lo stesso. I 184 milioni pattuiti nel contratto del 21 agosto 2009 (quando la pandemia colpiva soprattutto le Americhe e non aveva ancora raggiunto l'Italia) saranno versati in toto anche se i vaccini consegnati sono meno della metà di quelli concordati. Nel contratto infatti non esiste una clausola di riduzione a favore del ministero. E se ieri il Codacons ha annunciato una class action a nome dei 60 milioni di utenti del sistema sanitario italiano, anche la Corte dei Conti ha avviato una procedura di controllo sul "decreto direttoriale del 27 agosto 2009 concernente l'approvazione del contratto di fornitura di dosi di vaccini antinfluenzale A(H1N1) stipulato tra il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e la Novartis Vaccines and Diagnostics s. r. l.".

Il Codacons chiede la risoluzione del contratto con l'industria farmaceutica ("Uno spreco immane vista la scarsa adesione alla vaccinazione") e il rimborso ai cittadini dei 184 milioni di euro spesi. In caso di vittoria, a ognuno dei 60 milioni di utenti del sistema sanitario andrebbero 3 euro. "Oltre - prosegue il Codacons - a 50 euro di risarcimento simbolico per ogni iscritto". La Corte dei Conti entra nel dettaglio delle clausole del contratto con Novartis. E si chiede perché "l'articolo 3.1 (ribadito dall'articolo 5.3) prevede la possibilità del mancato rispetto delle date di consegna del Prodotto, senza l'applicazione di alcuna penalità". O perché "l'articolo 9.3 prevede il pagamento alla Novartis di euro 24.080.000 (al netto di Iva) ai fini della partecipazione ai costi in caso di non ottenimento dell'autorizzazione all'immissione in commercio del Prodotto". Per fortuna il vaccino ha superato i test dell'Emea, l'ente europeo incaricato dei controlli di sicurezza. Ma se qualcosa fosse andato storto, il ministero avrebbe comunque dovuto pagare 24 milioni per un farmaco inutilizzabile.

La contestazione dei giudici di viale Mazzini riguarda poi la segretezza del contratto: "L'articolo 10.2 considera Informazioni Riservate anche l'esistenza del contratto e le disposizioni in esso contenute, clausola - in considerazione dell'evidenza pubblica della procedura - impossibile da rispettare". E infine, ipotesi che per fortuna non si è verificata ma che avrebbe potuto comportare un salasso per lo Stato, il contratto prevede che gli eventuali effetti collaterali del vaccino sui pazienti siano a carico del ministero e non come di solito avviene dell'azienda farmaceutica. "L'articolo 4.5 - contesta la Corte - prevede rimborsi al Ministero per danni causati a terzi, limitatamente a causa di difetti di fabbricazione, mentre ai senso dell'articolo 4.6 il Ministero dovrà risarcire Novartis per danni causati a terzi in tutti gli altri casi".

Clausole così squilibrate sono state dettate dalla fretta. Ma sul perché di una spesa tanto elevata a fronte di una campagna di vaccinazione mai decollata, il ministero interrogato ieri si trincerava ancora dietro al no comment. Dalle università alcuni virologi provano a spiegarci cosa è successo, e il perché di tanta sproporzione. "Ora sappiamo che H1N1 è un virus blando. Ma all'inizio della pandemia avevamo ancora fresco il ricordo dell'aviaria, che ha una mortalità intorno al 50%" spiega Giovanni Di Perri, direttore di malattie infettive all'Amedeo Savoia di Torino. "L'influenza mette sempre in difficoltà chi deve fare previsioni. I modelli possono saltare, i virus ci sorprendono spesso" fa notare Pietro Crovari, professore emerito di igiene e medicina preventiva all'università di Genova. E Guido Antonelli, virologo della Sapienza a Roma, non esclude che l'anno prossimo il virus H1N1 venga incluso nella normale vaccinazione stagionale: "All'inizio di ogni anno l'Oms decide contro quali virus influenzali il vaccino stagionale debba essere rivolto. Può darsi che il prossimo inverno ci ritroveremo H1N1 fra i tre ceppi del normale vaccino stagionale".

Anche se la campagna vaccinale di quest'inverno non è ancora finita e il ministero della Salute mette in guardia contro una possibile seconda ondata pandemica, i dati sulla copertura dei vaccini sono davvero bassi. Il personale sanitario cui era stata consigliata l'immunizzazione comprende poco più di un milione di persone: neanche 70mila si sono vaccinati (il 15,1%). Agenti di pubblica sicurezza e operatori dei servizi essenziali non arrivano al 6% (6mila su 723mila). Tra i donatori di sangue addirittura il dato si ferma allo 0,83%. Nelle ultime settimane alcune Asl hanno esteso la campagna di vaccinazione anche agli over 65 con patologie croniche. Ma neanche loro sembrano troppo convinti, e la partecipazione resta ferma all'1,5 per cento. Più che vaccinazioni, ormai, sembrano saldi di fine stagione.
(16 gennaio 2010)

mercoledì 3 maggio 2017

In casi di emergenza bisognerebbe favorire la normalità delle esigenze.

 Un dato è certo: stiamo ospitando a Genova, e probabilmente per sempre, un numero esagerato di persone, in particolare immigrati africani. Le suore forniscono loro pranzo e cena tutti i giorni, e da Piazza Martinez si può vedere il flusso nelle ore dei pasti. Ma queste persone necessitano anche dei bagni pubblici! E non tutti nello stesso momento. Nella nostra Piazza ce n'è uno e funziona benissimo, e quando non funziona tutti lo avvertiamo! Con il fortunato aumento del turismo nel nostro centro storico sono necessari gabinetti pubblici puliti ben segnalati dalle tre notorie icone: uomo, donna e disabili; questo dà la possibilità di rintracciare i gabinetti in modo agevole. Andranno anche monitorati, naturalmente dall'esterno, con impianti di videosorveglianza! Dove ubicarli? Si potrebbe usare lo stesso criterio con cui si è attuata la raccolta differenziata
​ nel centro storico,
 utilizzando il numero notevole di negozi chiusi per adibirli, è il caso di dire, alla bisogna, e non faremmo più figure poco gradevoli con i nostri turisti. Ricordiamoci che l'Imperatore Vespasiano è diventato famoso nella storia per avere risolto, quasi duemila anni or sono, lo stesso problema, imponendo una piccola tassa sui gabinetti (una moneta con la propria effigie da versare per l'accesso) che di fatto ha favorito il loro miglior funzionamento.