domenica 3 marzo 2013
Anche i corrotti a volte possono avere ragione.
Sono perfettamente convinto che dovremo abbandonare l' euro, e che più tempo impiegheremo a prendere coscienza dell' impossibilità di andare
avanti con questa moneta, più ci impoveriremo.
Fra una decina di anni forse sarà possibile riunificare le monete, ma occorrerà avere gli standard
di tassazione, di corruzione, di fedeltà fiscale con differenze accettabili.
Sono sicuro che solo una minoranza lo potrà capire, e forse potrebbe essere
la minoranza più corrotta! A volte gli stronzi hanno ragione, non me ne voliate. Anche Berlusconi è contrario,
ma lui per divertirsi a stampare monete e portare il debito pubblico per italiano
pari a metà di quello che lui paga giornalmente alla sua signore, cioè 100.000 euro. Marco Grasso
E' perfettamente noto a tutti che l’Euro sarebbe stato un esperimento
fallimentare proprio perché mancava alla sua base una unità politica e
in particolare una unità nel campo della politica fiscale, questo
voglio ricordarvelo è una cosa di dominio pubblico, i fondatori dell’
Europa sapevano benissimo che imporre una moneta unica a paesi diversi
e con un sistema fiscale profondamente scollegato, avrebbe condotto a
una crisi.
Quindi i problemi che fossero noti, lo dobbiamo dare per
scontato." Alberto Bagnai
Intervento di Alberto Bagnai, professore di
politica economica all’università Gabriele D’Annunzio di Pescara
"Buongiorno agli amici del Blog di Beppe Grillo, sono Alberto Bagnai,
insegno politica economica all’università Gabriele D’Annunzio di
Pescara, sono di ruolo nell’università dal 1996 e nella mia attività di
ricerca mi sono occupato soprattutto di debito pubblico e di debito
estero, principalmente nei paesi in via di sviluppo.
Poi è arrivata la
crisi e sono stato costretto a occuparmi del mio paese e dell’Europa,
nella mia attività scientifica e anche di divulgazione, che si è
sviluppato soprattutto in questo ultimo anno, con la aggravarsi della
crisi. Volevo fare delle riflessioni con voi sulla sostenibilità dell’
Euro e sulla sostenibilità delle attuali regole economiche.
Partendo
da una notizia piuttosto interessante, che mi è stata segnalata da uno
dei lettori del mio blog, mi ha mostrato un video, che circola, credo
che sia stato girato da una televisione tedesca, in cui si vedono due
politici tedeschi, presidenti di alcune regioni del sud, che si
lamentano del fatto che sono stanchi di raccogliere imposte dai loro
cittadini per trasferirle ai cittadini di altre regioni tedesche.
Questo forse vi ricorderà qualche cosa che sta succedendo in Italia,
che una parte del dibattito politico, anche nel corso della campagna
elettorale, verte sul fatto che alcune regioni del nord sostengono di
essere stanche di finanziare con le proprie imposte i bisogni
strutturali di regioni del sud.
Ecco, in Italia la parte sviluppata è
al nord, in Germania quella sviluppata è a sud, come in anche in
Inghilterra del resto.
Che cosa c’entra questa storia con l’Europa? Un
po’ c’entra, perché non so se ci avete fatto caso, ma la crisi europea
presenta dei caratteri di asimmetria e molto spesso si sente dire,
però, che si potrà risolvere questa crisi nel momento in cui si
aggiungerà a questa unione monetaria una fiscale, e che cosa dovrebbe
essere? Un meccanismo che sostanzialmente oltre a garantire rigore,
incorruttibilità, etc., tutte queste belle cose e parole, molto
moralistiche, però poi in soldoni dovrebbe permettere alle regioni più
forti di aiutare quelle più deboli economica mente con meccanismi
automatici di trasferimento.
Perché un’idea di questo tipo? Perché si
sa benissimo che l’altra unione monetaria grande, che conosciamo e che
funziona, che è quella degli Stati Uniti, che ha più di un secolo di
vita, ricordiamolo, che e è passata anche attraverso una guerra di
secessione, ricordiamolo, funziona esattamente così? C’è una sola
moneta in tutti gli Stati Uniti, che è il dollaro, e però c’è un
bilancio federale.
Questo significa che una parte, non trascurabile,
delle imposte che i cittadini pagano va non al bilancio dello Stato in
cui risiedono, ma al bilancio dell’unione di questi Stati, appunto gli
Stati Uniti, e questo che vantaggi ha? Diversi, tra cui il più banale è
che se in un singolo Stato c’è un problema, dico l’Alabama, come per
esempio in Europa c’è un problema in Grecia, automaticamente il
bilancio federale, è stato calcolato da studiosi negli anni 90,
compensa 40 centesimi per ogni dollaro di reddito che il cittadino
dello Stato in crisi ha perso perché automaticamente deve pagare meno
tasse al bilancio federale e riceve anche sussidi di vario tipo, di
disoccupazione.
Quindi c’è un meccanismo cuscinetto che è abbastanza
rilevante, perché copre tra un 40 e un 30 per cento degli shock che
riceve il reddito del cittadino dello Stato svantaggiato, e poi è
automatico: non c’è bisogno di andare ogni volta a Washington per
litigare, semplicemente le regole sono queste.
Ecco, in Europa se ci
fosse una cosa di questo tipo è indubbio che staremmo molto meglio e la
domanda è perché in Europa non c’è una cosa di questo tipo? Non
sapevamo forse che non si può avere una moneta unica senza avere un
bilancio pubblico unico? E qui purtroppo casca l’asino, cioè casca l’
Euro, perché intanto è perfettamente noto a tutti che l’Euro sarebbe
stato un esperimento fallimentare proprio perché mancava alla sua base
una unità politica e in particolare una unità nel campo della politica
fiscale, questo voglio ricordarvelo, lo hanno ricordato anche altri
blogger, Messora, è una cosa di dominio pubblico, i fondatori dell’
Europa sapevano benissimo che imporre una moneta unica a paesi diversi
e con un sistema fiscale profondamente scollegato, avrebbe condotto a
una crisi, lo ha detto per esempio il presidente Prodi al Financial
Times nel 2001, lo hanno ripetuto anche tante altre persone, al punto
che Luigi Zingales, un noto economista, un collega con un curriculum 67
volte più brillante del mio, ha palesemente detto che la crisi europea
era premeditata e che l’Euro in questo senso era un disegno criminale,
era una sua intervista rilasciata, la trovate sul web.
Quindi i
problemi che fossero noti, lo dobbiamo dare per scontato.
Perché è
estremamente improbabile che si trovi una soluzione? Qui torniamo all’
inizio della nostra chiacchierata: a voi sembra probabile che dei
bavaresi che non vogliono più dare soldi a dei sassoni, per dire un’
altra regione tedesca, abbiano invece voglia di darli a dei napoletani,
calabresi o ateniesi? A me sinceramente no!
Cioè di fatto questa
unione monetaria per sopravvivere ha bisogno di trasferimenti che sono
gli stessi trasferimenti che noi riteniamo politicamente improponibili
a livello locale.
Ora questa cosa non ve la sto dicendo solo io, che
appunto vengo da una università della east Coast italiana, questa cosa
è nota a tantissimi economisti.
O mentono sapendo di mentire o sono
disinformati. Vi posso dire che per esempio Paolo Manasse, dell’
università di Bologna, un altro stimatissimo collega, a dicembre ha
pubblicato un articolo nel suo blog in cui dice: “Ho una visione molto
pessimistica dell’Euro perché purtroppo i trasferimenti che sono
necessari per mantenerlo insieme, per tenere insieme i vari Stati, sono
troppo ingenti”.
C’è anche un altro economista che leggo spesso che si
chiama Jacqes Sapir che ha fatto un conto, si chiama “Il costo del
federalismo” il suo articolo (art. originale). Secondo Jacq Sapir il
totale di questi trasferimenti sarebbe pari a un ammontare di 257
miliardi di Euro esclusi i fondi che normalmente viaggiano tra un paese
europeo e l’altro per la cosiddetta coesione e quindi per rimediare i
problemi strutturali dei paesi in difficoltà.
Somme di queste tipo
sono assolutamente improponibili sotto il profilo politico e ne è prova
il fatto che un mese fa le trattative sul bilancio federale dell’Unione
Europea si sono arenate completamente su delle somme molto inferiori,
dell’ordine di grandezza dei decimi di punto percentuale di Pil
europeo.
Quindi vi rifaccio tutto il discorso: paesi che litigano per
non trasferire al loro interno soldi dal nord al sud, paesi che hanno
fatto ostracismo al bilancio della commissione europea, su somme tutto
sommato ridicole, dovrebbero poi trasferire 475 miliardi dal nord al
sud per favorire lo sviluppo strutturale delle sud e la convergenza, ma
perché? È assolutamente improponibile! Quindi è chiaro che chi propone
una uscita dalla crisi in termini di "più Europa", diciamo lo possiamo
classificare in due categorie, o mente sapendo di mentire o è
disinformato.
E questa però, purtroppo sembra essere una visione molto
molto diffusa, se non addirittura la visione unanime nella classe
politica che vi trovate di fronte.
E direi che sotto questo profilo
non si può che essere d’accordo con certi atteggiamenti che dicono che
i politici attuali dovrebbero tutti andarsene a casa.
Dal mio punto di
vista, fino a che continuano a raccontare la storiella del "più Europa"
effettivamente dovrebbero farlo!
Si trae una conclusione inevitabile,
che essendo politicamente improponibile fare sopravvivere le economie
più deboli con trasferimenti dal nord bisognerà fare quello che la
teoria economica dice che si deve fare quando delle economie non hanno
i requisiti per stare insieme: semplicemente separarle.
Questo sarà l’
esito inevitabile della situazione che stiamo vivendo e dobbiamo essere
informati e consapevoli del fatto che l’esito sarà questo, dobbiamo
essere consapevoli che non è un esito disastroso, perché abbiamo molti
precedenti storici di unioni monetarie che si sono dissolte e non sono
arrivate le cavallette e neanche la pioggia di fuoco, ci sono delle
criticità che devono essere capite e gestite. Ci deve essere una classe
politica che si deve prendere le proprie responsabilità e soprattutto
bisogna capire che se si è commesso un errore, rimediare a questo non è
andare indietro, ma crescere, cioè andare avanti."
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