L' esempio ci viene da Pinochet quando fu obbligato dalla comunità internazionale a confermare il suo potere per altri otto anni con un referendum: era convinto di vincere. Allora gli oppositori si misero, molto umilmente, nelle mani di un pubblicista cileno, Renè Saavedre, e seguirono i suoi suggerimenti, all'inizio con rabbia e controvoglia, estremamente perplessi.
> La pancia e le famiglie con vittime delle violenze subite dal regime avrebbe preteso che nei 15 minuti di propaganda elettorale messi a disposizione da Pinochet si raccontassero storie vere di morti, stupri e sofferenze, insomma una monotonia dell'orrore, anche se vera.
Saavedre, invece, veicolò in quei 15 minuti, sempre notturni, un unico messaggio ma chiaro sull'assenza della felicità e dell'allegria alla quale i cileni avevano dovuto rinunciare durante la dittatura. Un concetto semplice che diceva tutto apparentemente senza dire nulla, perché era privo di accenti esasperati. Ebbene, tutti i cileni capirono, anche se molti solo dopo il risultato, che per raggiungere quei valori dimenticati occorreva la democrazia. Questa intelligente impostazione fece venire voglia di allegria e quindi di democrazia anche ad una triste parte di elettori che operava con Pinochet. Difficile pensare, se si fosse proposto un feroce regolamento di conti contro tutto il regime, quale poteva essere il risultato. Il NO a Pinochet vinse.
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