domenica 5 marzo 2017

Ancora una volta una occasione persa.

 Chicco Forti ha già scontato 16 anni di una condanna all'ergastolo inflittagli da un tribunale di Miamy per accusa di omicidio. Ha subito un processo farsa della durata di 24 giorni e basato su accuse così flebili e dubbiose da fare ritenere pilotata la sentenza. Abbiamo avuto l'occasione di chiedere a Obama di interessarsi alla riapertura di questo deprecabile processo, quando lui ci ricordava il nostro impegno all'acquisto degli F-35. Occasione persa. E ad essere stati "coraggiosi", in quel frangente, gli si poteva anche ricordare che le bravate criminali degli americani di stanza in Italia sono al 95% "processate" in America. Come la spacconata del Cermis (03-02-1998), in cui il divertimento di irresponsabili piloti americani costò la vita a venti persone. I responsabili furono tutti "giudicati" e poi assolti in patria. Per fortuna pare che grazie all'interessamento di gente comune, amici personali e televisione italiana, si può iniziare a pensare di limitare la sofferenza di una persona, fino ad ora, abbandonata a se stessa. Siamo una Nazione in cui la maggior parte dei parlamentari non sa neppure chi sia Chicco Forti. Ora apprendiamo che il Presidente Mattarella ha "manipolato" con una "grazia parziale" la sentenza inflitta all'ex agente Cia De Sousa, artefice del sequestro di Abu Omar anche torturato prima di essere liberato. Certo il nostro presidente può anche non rammentare, data la mole di lavoro da svolgere, ma qualche consigliere poteva ben ricordargli il caso Chicco Forti. In occasione della concessione della grazia all'agente, si poteva chiedere l'impegno dell'America a concedere la revisione del processo all'italiano. Purtroppo in Italia si sono dimenticati tutti di questo caso. Se Chicco Forti fosse americano di sicuro non sarebbe in carcere!

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