giovedì 22 marzo 2012

Non siamo attrezzati per governare seriamente.

Mai come ora è difficilmente facile esercitare la politica. Facile perché basterebbe operare in modo vantaggioso verso la più numerosa collettivita, ormai in grado di capire tutte le manfrine e tutti gli accordi per quella spesa pubblica finalizzata a creare ricchezza per pochi e dare contentini ai disponibili dei pochi. Difficile per chi per tradizione crede che l' arte della politica necessiti di un costoso sottobosco fino a poco tempo fa impensabile la sua inesistenza. La corruzione l' abbiamo accettata tutti nella sua interezza e nella sua produttivita annua, (2010 sessanta miliardi, 2011 ottanta miliardi di euro.) abbiamo altresì accettato tutte le urla convincenti dai titolari della politica del fare. Se ci fosse il governo Berlusconi e tutti i suoi amici, si starebbe per fare il ponte sullo stretto di Messina, le olimpiadi, ma forse sulla Tav qualche perplessità potrebbero averla. Anche perché gli amici del cemento si starebbero ingolfando altrove. Il comportamento non responsabile dell' unica persona degna in questo momento è impressionante! Come se qualcuno avesse a lui detto: " Ora basta fare il bello e il brutto tempo, hai bloccato il ponte, hai bloccato le olimpiadi, dove vuoi arrivare?". Monti è l' unica persona, che per formazione potrebbe pretendere, uno studio aggiornato sulla convenienza della Tav, e sulla base di quello prendere la sua decisione. E' l' unico che potrebbe non farsi raggiungere dai signori del movimento terra. E' lo unico che potrebbe ancora dire: "se è conveniente la facciamo se no nò". E' questo che ci aspettiamo, è questo che da altre parti fanno, da noi sembra bandita l' intelligenza e il buon senso. E' una battaglia mediatica dove ogni uno è al suo posto, è una zuffa sportiva genoani contro sandoriani, romanisti contro laziali, e a nessuno importa che lo stadio sia pieno di borseggiatori, e che i partiti abbiano dal 4 all' 8 % di consenso. Forse anche con questa stima si può governare. L' importante è prendere il mandato a governare in nome del popolo sovrano.

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