venerdì 29 novembre 2013

La vera storia del decadimento del cimitero monumentale di Staglieno.

 Uno dei più bravi scrittori russi contemporanei,  Grigorij
 Chkharbisshwili, con un nome che sembra uno scioglilingua (decisamente  meglio lo pseudonimo B.Akunin con cui si firma),
 sostiene che: "Certi cimiteri regalano porzioni affascinanti del
 passato. Ci entri e il tempo ha un altro ritmo, lo spazio respira di
 vita propria: un cimitero fa  cogliere con straordinaria esattezza
 il modo in cui un popolo si comporta con la morte". Tutto questo, il
 nostro cimitero monumentale di Staglieno lo ha sempre attuato senza
 che quasi ce ne accorgessimo, adempiendo a questo "suo compito" anche
 elargendo risorse economiche e stipendi dignitosi ad artigiani,
 artisti, commercianti e operai cimiteriali e riempiendo di vita vera
 e  dignitosa tutto il quartiere che prosperava fuori dalle mura del
 cimitero.  Ma agli inizi degli anni Novanta la politica incominciava
 ad allenarsi per rovinare tutta la nostra Nazione;  per quanto mi
 riguarda    io ero presente  a Staglieno (altri nel porto,
 nell' Amt, in ferrovia) ed ho potuto assistere ad una assoluta e
 demenziale opera di demolizione di questa perla che solo un
 comportamento normale ci avrebbe permesso di consegnare ai nostri
 figli come a noi era stato consegnato dai nostri padri. Inizia negli
 anni .......... una determinazione spudorata nell'imporre la
 cremazione fino al punto di elargire i soldi pubblici, cioè nostri,
 non facendo pagare il trasporto funebre a chi intendeva usufruire
 di questo servizio.  Seguì un forte ampliamento dei piccoli e
 bellissimi cimiteri limitrofi, che videro ben presto snaturato il
 loro elegante equilibrio, nato per soddisfare esigenze di graziosi borghi collinari, a un'improvvisa forzatura urbanistica, che consentì alle lobby del mattone di prosperare devastando.
 Erano convinti, come sempre sbagliando, che bisognasse far fronte ad un aumento di domanda di loculi e tombe di ogni tipo, non prevedendo neppure loro (fra lobby non ci si è mai parlato) che la cremazione così gratuitamente
 sponsorizzata avrebbe risolto tutti i problemi e quindi reso inutile
 la creazioni di piccole e brutte "cattdraline" in cimiteri limitrofi
 nati per rispettare esigenze limitate e locali. Nello stesso tempo si
 bloccava ogni manutenzione al cimitero monumentale di Staglieno che
 mirasse a ripristinare perdite o deficienze derivanti dall'usura
 del tempo. Si interveniva solo per ristrutturazioni complete,
 gigantesche e costose ma mai più sull'ordinaria e fondamentale
 manutenzione, dando inevitabilmente una visione di abbandono. I tetti, del nostro cimitero, non si riparavano più: si aspettava che le infiltrazioni, per
 lo più generate dalla nascita di piante su tutte le sommità,
 devastassero tutto; poi, sfruttando l' inevitabile protesta,
 confusamente si ricostruiva lucrando su ingenti finanziamenti
 pubblici che, con interventi continui, mirati ed oculati, si
 sarebbero potuti evitare, generando un risparmio collettivo. E' chiaro che questa nuova mentalità evidenziava una visione di abbandono della struttura
 cimiteriale considerata dal mondo intero un sito consigliato a tutti
 i turisti che transitavano da Genova. Ma il colpo mortale al
 cimitero monumentale lo si ebbe quando una incauta assessore pensò bene di
 escluderne la visita disinserendola dal giro turistico della città, in cui
 fino ad allora il "Cimitero Monumentale di Staglieno" era ai primi posti e conosciuto in tutta Europa!
E' lì che si è cominciato ad avere la percezione che questa stupida mossa fosse stata messa in atto senza capire che queste visite turistiche si perpetravano ugualmente,anche senza nessuna pubblicità; anzi i visitatori aumentavano,
 grazie ad un normalissimo tam tam e un sanissimo passaparola che non
 necessitava di alcun costo pubblicitario. Questa inadeguata assessore ritenendo che non si doveva più "vendere" il percorso turistico del cimitero, complice anche il risultato che l'incuria della mancata manutenzione evidenziava la povertà e
l'incapacità amministrativa al visitatore, nonostante il cimitero
 fosse sempre assediato da numerosissimi pullman portatori anche di
 un florido commercio, ne decretò l' inizio
 dell'abbandono.                                                                                              A nulla servirono le rimostranze di noi operatori, le petizioni, le iniziative di sensibilizzazione dell'opinione pubblica.                                                           Cominciammo ad essere ascoltati solo nei periodi di elezioni, secondo una logica che, da allora in avanti, abbiamo imparato a conoscere bene e che ormai non stupisce più nessuno:  la politica stava cambiando, le cose
 pubbliche incominciavano ad essere gestite come se il politico di
turno ne fosse il padrone assoluto; la collettività non aveva più
 voce in capitolo, nessuno poteva dire nulla perché tutti gestivano
 indisturbati tutto. Era l' inizio del consociativismo che
 avrebbe portato ben presto alla completa distruzione di tutta
 l'Italia e del nostro cimitero, perché le scelte erano mirate a
 esigenze non collettive, non sociali ma esclusivamente personali, e
 il risultato di questo modo di fare politica, a tutti i livelli e in
 tutti i settori, è sotto gli occhi di tutti.         -- 

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