mercoledì 8 febbraio 2012

Il sacro valore del fallimento


Passeremo i prossimi lustri a sanare l' insanabile che finanzieri alienati hanno creato perché coraggiosi e furbi, inebriati da questo presente che ha dato a tutti la certezza di essere impuniti, "perché così fan tutti". In breve tempo si sono dotati tutti di una ricchezza inconcepibile ad una sana imprenditoria, e senza aver mai dovuto pensare a una sana produzione, ma solo spostando ricchezze non di proprietà,  per acquisire società e farne spezzatini, creando illusori aumenti di valori azionari, e lavorando sulla vendita di titoli  capaci  solo di rappresentare la loro scaltrezza. Naturalmente tutto il risultato della loro destrezza si è sempre presentato col duplice risultato: loro sempre più ricchi e gli altri disperati. Pronti, ora con soldi loro, a ripetere il giochino. Finché la politica lo permetterà. Produrre significa lavorare, guadagnare, essere seri e soprattutto intelligenti, mentre arricchirsi devastando il bene di altri é sicuramente da furbastri pericolosi per la collettività. Soggetti eversivi, si dovrebbe chiamarli, invece di ammirarli o scimmiottarli come certa cultura pretenderebbe da vent’anni a questa parte. Così quando questo disastro si è presentato in tutta la sua immensità, lo si poteva risolvere nel modo sano che impone l' economia: fallire. Ma ci sarebbe stato da  punire i colpevoli. Allora si è preferito il sacrificio di molti per salvare i pochi veri responsabili.  E così è. Un sano fallimento avrebbe allontanato i furbi e i corrotti, avrebbe dato inizio a un periodo senza zavorra e le nuove generazioni ci avrebbero sicuramente ringraziato. Si sarebbe dovuto considerare questo evento al pari di una guerra, con la differenza che i nemici, in questo caso, li abbiamo in casa.

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