domenica 21 novembre 2010

Equità fiscale!

MARCO SODANO
TORINO
Un patrimonio personale di oltre un miliardo, forse quasi due, depositato in Svizzera e sconosciuto al fisco italiano. Nella vicenda dell’eredità di Gianni Agnelli si fa spazio per un nuovo protagonista: l’Agenzia delle Entrate. Che vuole far chiarezza sul presunto tesoro nascosto dell’Avvocato e, soprattutto, incassare eventuali pendenze fiscali. La notizia è stata lanciata ieri dal Tg5, nell’edizione serale. La cifra in questione sarebbe stata «accumulata negli anni in Svizzera attraverso attività riconducibili ad Agnelli e mai dichiarate al fisco». Gli 007 fiscali sono stati messi sulla pista nel 2007, quando Margherita Agnelli (la figlia di Gianni), decise di avviare una azione legale contro i gestori del patrimonio del padre e di conseguenza contro la madre Marella, l’unica coerede e quindi «interessata a una valutazione corretta della consistenza dell’eredità», come ebbe a dire la stessa Margherita cercando di spiegare perché avesse fatto causa a sua madre. Un anno dopo la morte di Gianni Agnelli, nel marzo 2004, madre e figlia avevano raggiunto un accordo sull’eredità.

Margherita avrebbe rinunciato alla successione della madre, vendendole le proprie quote nelle attività industriali di famiglia e permettendo a suo figlio John Elkann di avere la maggioranza in Dicembre, la società che controlla Fiat e tutto il resto. Il patrimonio personale dell’Avvocato era invece nella fondazione Alkyone, costituita nel 2001, della quale erano beneficiarie le stesse Marella e Margherita. Chiuso il capitolo industriale senza scossoni, restava quello famigliare. E lì gli scossoni sarebbero arrivati eccome: nel 2007 Margherita Agnelli annuncia una causa per ottenere rendiconti più precisi sull’eredità che ha diviso con la madre. È convinta che Gianluigi Gabetti e Sigfried Maron, curando la successione, non abbiano messo sul piatto l’intero patrimonio di suo padre. Sostiene di aver scritto almeno sette lettere e di aver ottenuto solo un inventario «limitato ai beni italiani». A giugno di quest’anno, l’ennesima sorpresa: ancora Margherita, ancora una lite. Questa volta contro i legali - lo svizzero Jean Patry e l’italiano Emanuele Gamna - che avevano curato per conto suo l’accordo sull’eredità del 2004. Margherita sostiene che gli avvocati avevano lavorato per lei avendo un mandato anche da Gianluigi Gabetti e Sigfried Maron. Per convincere il legale italiano ad ammettere l’esistenza di quel mandato, Margherita non esita a riferire di una parcella da 50 milioni di euro transitata su conti via Singapore. La Finanza si mette sulle tracce di Gamna, mentre dalla Svizzera spunta un documento da cui risulta che Margherita Agnelli avrebbe preso come liquidazione per l’eredità un miliardo e 166 milioni di euro. C’era dell’altro? Margherita sostiene di sì e ne chiede ragione. Ovvio che ne chieda ragione anche l’Agenzia delle Entrate. Il calcolo che quantifica quel patrimonio in due miliardi è basato sulla valutazione della rivista americana Forbes, la bibbia dei patrimoni personali.

Nel 1990 attribuiva all’Avvocato un patrimonio di 1,7 miliardi di dollari: oggi la cifra avrebbe raggiunto 1 miliardo e 950 milioni (in euro) tenendo conto della crescita della Borsa, della bolla nella new economy e dell’attacco alle torri gemelle l’11 settembre 2001. E non si tratta solo di denaro. Secondo Margherita il tesoro comprenderebbe posti barca in Costa Azzurra, appartamenti di pregio a Parigi e New York, quadri di grande valore, conti correnti e pacchetti azionari mantenuti riservati - a detta di Margherita - anche dopo l’apertura della successione del padre. Con le nuove norme del decreto anticrisi sull’evasione, concludeva il servizio del Tg5, se il Fisco trovasse davvero un patrimonio simile, la multa potrebbe superare il capitale. Niente scudo fiscale: non si applica ai procedimenti aperti. Come questo.

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