mercoledì 8 settembre 2010

Per certi crimini, espiazione e non pena.

Il serial killer delle lucciole, Gianfranco Stevanin, vuole farsi francescano e naturalmente esercitare in convento, ci sarà qualche criminologo, senza nome e senza responsabilità, che troverà giusto giurare sulla propria competenza, che il signor Stevanin, è persona completamente diversa da quella per la quale è stata comminata la pena e quindi questa è ingiusta. Cosa fatta e detta per Izzo, salvo poi, come spesso succede a certi recuperati, tornare quello che sono, criminali.
Trovo molto singolare che la società cerchi spasmodici recuperi per Izzo, Ghira, Stevanin, Maso Erika e una infinità di altri e si trovi intransigente nel recupero di qualche tossico che magari ha fatto del male solo a se stesso, ma essendo anonimo non interessa a nessuno la sua salvezza. A volte basterebbe inserirlo in un normale ciclo di lavoro.
Il più delinquente dell' era manzoniana, l' Innominato, si è convertito in piena libertà. Da recluso, con il suo passato non lo avrebbe preso in considerazione nessuno.
Trovo giusto che per certi crimini abominevoli, come quelli seriali, ripetitivi anche per anni, che hanno dato gioia al criminale e sofferenze indicibili ai parenti delle vittime debba esistere solo l' espiazione.
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Marco Grasso

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