venerdì 26 ottobre 2012

I venditori per conto nostro non mancano.

Capisco l' esigenza di vendere i beni pubblici, ma se le vendite vengono fatte con lo stesso criterio che sono state fatte fino ad ora, corriamo il rischio di rimanere senza "pezzi" notevoli di proprietà collettiva e ricavarne ben poco, e men che meno, raggiungere lo scopo. Vorrei ricordare la vendita di quel palazzo storico nel centro di Roma, aquistato a 19 milioni di euro circa la mattina, da un parlamentare, e rivenduto dallo stesso a qualcosa più del doppio nel pomeriggio. Oppure il comprensorio della Maddalena, ceduto ad amici subito dopo aver deciso, in modo opinabile, di tralasciare il tutto quasi ultimato, per ospitare i capi di Stato all' Aquila. Il prezzo ricavato dallo Stato non ha nemmeno coperto le spese di ristrutturazione. Diverso sarebbe stato se si fosse fatta un' asta europea per quel comprensorio ritenuto uno dei più belli d' Europa. Nessuno ha trovato la cosa un poco scandalosa, un giornale ha registrato tutto (La Repubblica) ma poi non se ne è fatto più nulla. Ora che la legge sulla corruzione corre il rischio di incagliarsi, (vedi le minacce di Cicchitto in Parlamento) rimangono gli uomini del sistema oleato, capaci di vendere a prezzi vantaggiosi non sicuramente a noi. Ma sopratutto, il silenzio sarrà assordante come lo è stato per tutte le precedenti vendite, perché così saranno gli accordi. Ma che nessuno abbia detto che bisogna organizzare queste vendite verso la più totale trasparenza e onestà, vuol dire che le vendite fino ad ora sono state normali! --

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